L’Arrotino: storia di un antico mestiere

Chi ha superato i trent’anni probabilmente se lo ricorderà bene: “Donne, è arrivato l’arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto. Ripariamo cucine a gasse, abbiamo tutti i pezzi di ricambio per le cucine a gasse. Se avete perdite di gasse noi le aggiustiamo, se la vostra cucina fa fumo, noi togliamo il fumo dalla vostra cucina a gasse“. Cominciava così l’arrivo dell’Arrotino, un mestiere che oggi è quasi un ricordo, ma che celebra la giovinezza e l’infanzia di milioni di italiani. Ecco la sua storia.

Cosa fa l’Arrotino

Da quando ne abbiamo memoria, l’Arrotino è un mestiere artigiano dedicato alla molatura o, per dirla in termini meno tecnici, affilatura delle lame. Decenni addietro, questi artigiani riparavano anche gli ombrelli, i meccanismi di apertura e chiusura e non solo. L’artigiano che svolgeva questo mestiere, agli inizi del ventesimo secolo, soleva spostarsi su di un carretto munito di due ruote. Sopra al carretto era presente una grossa ruota di legno rivestita da un cerchione in ferro. Quando il lavoratore arrivava nel luogo di lavoro, solitamente una piazza, ma spesso anche aree che potevano congiugere un ampio ventaglio di palazzi, il carretto veniva ribaltato e alla ruota l’artigiano agganciava un pedali con diversi snodi; grazie a una semplice cinghia, che fungeva da trasmissione, la ruota poteva girare. Grazie a un secchiello riempito d’acqua, che gocciolava sulla mola, l’arrotino era in grado di affilare diverse tipologie di lame, molto spesso coltelli da cucina e forbici.

arrotino

L’Arrotino negli ultimi decenni

Con il passare dei decenni e delle piccole epoche succedutesi nel corso del ‘900, l’arrotino ha variato il suo strumento da lavoro, passando dal carretto alla bicicletta. A ridosso degli anni ’90, molti artigiani sono passati a loro volta dalla bicicletta al camioncino, espandendo l’offerta anche alla vendita di prodotti per la casa, mirando sempre al target casalingo. I ritmi di lavoro dell’arrotino erano molto rigidi: pranzo al sacco e lavoro anche durante il brutto tempo. Non era facile crearsi una buona clientela: era necessario mantenere i prezzi competitivi ed essere disposto a compiere molti sacrifici. Di fatto, l’artigiano tornava a casa solo durante le feste o per il taglio del fieno oppure ancora per la nascita di un figlio o la morte di un parente. Tutto ciò in quanto girava di paese in paese per svolgere il suo mestiere, cercando un alloggio ogni notte e lavando l’arrotino nell’acqua dei ruscelli e nelle fontane delle piazze.

Arrotino in bicicletta

L’Arrotino nell’arte

Alcuni artisti, soprattutto scultori e pittori, hanno reso omaggio a questa importante figura lavorativa che ha segnato, almeno nel nostro paese, un’epoca. Tra questi ricordiamo:

  • L’Arrotino di Giovan Battista Piamontini, scultura realizzata nel 1754 e custodita nella Galleria Nazionale Irlandese di Dublino
  • Una scultura è presente nella Galleria degli Uffizi a Firenze, copia del I secolo di un originale ellenistico
  • Una rappresentazione dell’Arrotino nel Regno delle Due Sicilie, presente nell’opera ‘Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti’ del 1853

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