Niente sussidi a chi rifiuta il lavoro
Trento. Niente sussidi a chi rifiuta il lavoro. Mancano braccia per l’agricoltura e il settore ha bisogno di lavoratori stagionali, per questo la Giunta Fugatti ha deciso di ricorrere a estremi rimedi. La notizia è stata riportata dal giornale Trentino. Secondo le informazioni, con un conchiuso dal chiaro sentore politico, oltre che economico, la giunta intende rimpinguare le fila dei raccoglitori: “Chiederemo ad agenzia del lavoro di richiamare tutti i disoccupati per verificare la loro disponibilità al lavoro in agricoltura nelle valli trentine, creando così delle liste territoriali nelle quali potranno rientrare anche studenti, giovani e neodiplomati” ha spiegato Giulia Zanotelli, assessore di merito.
Nessuna politica assistenzialista da parte della Giunta
La Giunta ha già le idee chiare; servono braccia per l’agricoltura questa estate e in un modo o nell’altro verranno trovate. Zanotelli ha aggiunto: “A supporto di questa decisione la giunta ha chiesto di avviare la revisione dei regolamenti e delle norme provinciali con il fine di condizionare il mantenimento del sostegno al reddito all’accettazione di offerte di lavoro“. In altre parole, chi non accetta il lavoro di raccoglitore di mele, non avrà più il beneficio dell’assegno unico della pat. Un segnale molto forte anche senza il bisogno di tagliare la Naspi, possibilità sulla quale i sindacati avevano già puntato i piedi.
Niente sussidi a chi rifiuta il lavoro: i numeri
Nelle liste dell’agenzia per il lavoro della provincia di Trento risultano 38mila iscritti in diverse tipologie di lavori. Di questa lista, 20mila non risultano attivi con il lavoro e presentano quindi una difficile propensione all’impiego. Queste persone seguono i corsi di aggiornamento, utili per non finire fuori dal programma assistenziale, ma rifiutano le proposte di impiego. Nel caso della proposta della Giunta, però, se queste persone rifiuteranno il lavoro di raccoglitore, dovranno rinunciare anche all’assegno. Nel conchiuso della Giunta, comunque, sono presenti anche altre soluzioni a favore dei lavoratori: forme contrattuali di rete che permetteranno agli imprenditori di condividere la manodopera e fornire contratti di durata maggiore, ad esempio.. Altro nodo consiste nell’eventualità di abbassare la quota dei lavoratori extracomunitari per favorire la manodopera locale. Prima i trentini dunque? Può essere, questa, una forma di ricatto sociale oppure un modo per incentivare il lavoro, anche se stagionale?
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Come volevasi dimostrare, l’Italietta dei furbetti (1) da bravi figli viziati, pigri e fannulloni per scelta, adesso si è smascherata da sola. Un buon numero di giovani che stanno prendendo il Reddito di cittadinanza, non si presentano al lavoro stagionale che facevano abitualmente, ad esempio: lavori agricoli, bagnino, pizzaiolo, e tanti altri.
Se sappiano far funzionare bene le agenzie del lavoro con un personale all’altezza del loro compito, questi pigroni e opportunisti, vanno scovati, contattati per assegnarli un lavoro anche stagionale, e, al loro rifiuto gli va tolto il sussidio oltre alla denuncia per truffa allo Stato.
Io penso che tutti i comuni dovrebbero già prepararsi una lista di lavoretti socialmente utili da affidare a costoro che prendono il reddito di cittadinanza in modo che se lo sudino, ok?