Pensioni: proposta per ritirarsi con 7 anni di anticipo, a chi si rivolge

La riforma delle pensioni e, in particolare, il Decreto Crescita, potrebbe ricevere ulteriori modifiche nel breve periodo. In questi giorni, infatti, si sta parlando della possibilità di introdurre un emendamento che consente di uscire dal mercato del lavoro con almeno sette anni di anticipo rispetto alla propria tabella di marcia. In altre parole, uno scivolo di 84 mesi per la pensione. L’emendamento è stato presentato da Raphael Raduzzi del M5S e da Giulio Cementero della Lega in Commissione Bilancio e Finanze a Montecitorio; la sperimentazione potrebbe essere attuata già per il biennio 2019-2020 e avrebbeo un costo di 30 o 40 milioni di euro all’anno.

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Riforma pensioni: anticipo di 7 anni, a chi si rivolge

L’emendamento per l’anticipo di 7 anni per la pensione è stato pensato per le aziende tecnologiche con più di mille dipendenti. Secondo il programma dovrebbero essere proprio le azienda a pagare l’anticipo ai lavoratori prossimi al pensionamento. In questo modo le società tecnologiche avrebbero la possibilità di riformulare i contratti di solidarietà espansiva. I lavoratori ai quali mancano 84 mesi alla pensione – che sia di vecchiaia o anticipata – potrebbero ricevere alcuni benefici da questa situazione: l’azienda riconoscerebbe al lavoratore il diritto di un’indennità totale fino al periodo di raggiungimento dei requisiti e del diritto alla pensione vera e propria. L’indennità, si legge nell’emendamento, sarà “liquidabile in unica soluzione commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro così come determinato dall’Inps“.

L’obiettivo dell’emendamento

Nell’ottica di un ricambio generazionale costante e massiccio, questo emendamento al Decreto Crescita si inserirebbe nel piano assunzionale rivolto ai giovani che il Governo Lega-M5S cerca di portare avanti con la riforma delle pensioni e il superamento graduale e definitivo della Legge Fornero. Le assunzioni dovranno comunque essere concordate prima di mandare in pensionamento anticipato di 7 anni i pensionandi. Come si evince dall’emendamento, sottolineato anche da TPI: “Qualora il primo diritto a pensione sia quello previsto per la pensione anticipata, il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto con esclusione del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa a seguito della risoluzione del rapporto di lavoro“.

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