Reddito di cittadinanza e lavoro in nero: cosa si rischia

Reddito di cittadinanza e lavoro in nero: sono previste diverse conseguenze, anche molto gravi, per chi percepisce il reddito di cittadinanza e al contempo lavora senza un regolare contratto. Lo stesso ispettorato del lavoro ha annunciato per il 2019 diversi metodi e azioni di controllo che avranno lo scopo di verificare e mantenere i requisiti per poter accedere all’assegno. Particolare attenzione verrà data proprio ai casi di lavoro non in regola, ma vediamo tutte le specifiche del caso.

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Reddito di cittadinanza e lavoro nero: le sanzioni

In linea generale, è risaputo che chi lavora in nero rischia sanzioni penali, multe e il carcere. Allo stesso modo, chi fornisce informazioni o documentazioni false e quindi omette quelle veritiere, rischia la reclusione da due a sei anni. Chi, invece, non comuna le variazioni di reddito oppure altre informazioni che potrebbero essere rilevanti ai fini della rivalutazione o della revoca dell’assegno entro 15 giorni in caso di modifiche alla situazione patrimoniale che portano alla perdita del sussidio, ed entro 30 giorni in caso di nuovo rapporto di lavoro o avvio di un’attività imprenditoriale, rischia da uno a tre anni di reclusione.

Cosa succede dopo la condanna in via definitiva

Per i soggetti che vengono condannati in via definitiva per i reati appena descritti, è previsto anche il reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, come previsto dal Codice Penale secondo l’articolo 640 bis. Allo stesso tempo verrà emanata la revoca del Reddito di cittadinanza che avrà efficacia retroattiva: ciò significa che la persona dovrà restituire tutti gli assegni ricevuti e attendere 10 anni prima di poter ripresentare la domanda.
Il Reddito di cittadinanza decade nel caso in cui anche un solo componente del nucleo famigliare venga sorpreso a svolgere un lavoro come dipendente o in collaborazione coordinata e continuativa senza le dovute comunicazioni obbligatorie.

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