Pensioni: Quota 41 resta un obiettivo non realizzabile nel breve periodo

Il Governo Lega-M5S, e in particolare i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, hanno sempre sostenuto la riforma delle pensioni e l’introduzione della Quota 100. Il motivo principale e vero obiettivo della riforma, è sempre stato quello di poter garantire la modifica della Quota 41, estendendola a tutti indipendentemente dall’età. Questa modifica sarebbe dovuta avvenire al termine dei tre anni di Quota 100, ma secondo i pronostici le cose non andranno così.

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Pensioni: Quota 41 sempre più lontana

Al Governo mancano i fondi, per questo motivo si ritrova costretto a ripiegare sulla sola Quota 100, una misura che sta avendo successo, ma che rischia al tempo stesso di minare ulteriormente i conti pubblici. Salvini alcuni mesi fa aveva messo le mani avanti: “Non ci sarà ‘Quota 41’ già da quest’anno, non abbiamo la bacchetta magica: i tempi sono per l’anno prossimo, abbiamo 5 anni davanti“. Ora, però, della Quota 41 non c’è traccia e non se ne parla; molto probabilmente non sarà nemmeno nella prossima finanziaria e i motivi sono presto detti: 23 miliardi da indirizzare verso la sterilizzazione dell’Iva e gli obiettivi prioritari della Lega che includono, in prima battuta, l’abbattimento delle tasse.

Perché i conti sulla Quota 41 non tornano

Il punto critico rimane quello dei conti pubblici. I soldi, in altre parole, non bastano e l’obiettivo di una modifica rimane ai margini dell’esecutivo. Secondo le stime de Il Sole 24 Ore, abbassare alla soglia dei 41 anni il requisito unico per andare in pensione farebbe aumentare la spesa pensionistica di almeno 12 miliardi di euro. Inoltre, secondo il Def, le spese nei prossimi tre anni saranno in aumento fino a 133 miliardi per quanto riguarda l’area del Lavoro e delle Pensioni, più nello specifico serviranno per coprire i costi del Reddito di Cittadinanza e della Quota 100.

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