Pensioni, OCSE: Quota 100 dovrebbe essere cancellata
La riforma delle pensioni, così come la Quota 100, vero cavallo di battaglia del Governo Lega-M5S, dovrebbe essere cancellata il prima possibile al fine di evitare il rallentamento della crescita dell’Italia. Assieme alla misura-ponte, anche il reddito di cittadinanza dovrebbe fare la stessa fine per evitare problemi nel breve periodo. Ad affermarlo è l’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Il report annuale del segretario generale Angel Curria.
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Pensioni: il conto salato da pagare per Quota 100 e le altre misure
La riforma delle pensioni è stata recentemente convertita in Legge dal Parlamento e le domande per uscire in anticipo dal mercato del lavoro sono arrivate a 92mila. Un successo in termini di numeri, molto meno positiva la situazione a livello economico per il paese. Secondo gli ultimi dati rivelati dall’OCSE, infatti, la modesta ripresa economica avvenuta dopo la crisi si è arrestata. Il PIL, difatto, nel 2019 potrebbe registrare anche una contrazione dello 0,2 per cento. Il rischio, secondo l’OCSE, è quindi quello del rallentamento della crescita da parte dell’Italia, argomento sul quali in molti temono il peggio.
Pensioni, OCSE: come può salvarsi l’Italia
La decrescita è dietro l’angolo, per questo motivo l’OCSE ha lanciato l’allarme tracciando al contempo alcune strade con le quali poter correre ai ripari ed evitare la contrazione prevista per quest’anno. Età pensionabile e aspettativa di vita devono mantenersi equilibrate, e su questo tutti sono d’accordo. Allo stesso tempo, però, per poterlo fare è necessario abrogare la Quota 100; facendolo, ha spiegato il segretario Curria, l’Italia potrebbe recuperare fino a 40 miliardi di euro entro il 2025. Nel mirino c’è anche il reddito di cittadinanza; per l’OCSE dovrebbe essere sostituito da un sussidio di disoccupazione rivolto solo ai disoccupati, altrimenti, il programma così com’è attuato, rischia di facilitare il lavoro nero. Nonostante il monito dell’organizzazione, però, il Governo italiano non ha alcuna intenzione di fare passi indietro.
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