Quota 100: donne in pensione a 74,5 anni, Inas Cisl “Fare somma non sarà sufficiente”
Doveva essere una misura-ponte che avrebbe condotto alla tanto agognata Quota 41 estesa a tutti, ma si sta rivelando il classico boomerang per diverse categorie di lavoratori. La Quota 100 continua a portarsi dietro numerosi dubbi, soprattutto nei confronti delle donne che, stando alle ultime stime, potrebbero essere le più penalizzate. La cancellazione della legge Fornero è ancora molto lontana e chi non potrà maturare i requisiti per questa misura, dovrà accontentarsi della riforma del 2011.
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Quota 100 per le donne? Una trappola, meglio Opzione Donna
Per le donne non è la strategia ideale. C’è chi parla, infatti, di ‘misura al maschile’. Ricordiamo che, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, la Quota 100 consente di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi versati. Le finestre di uscita, invece, saranno diverse dal settore pubblico a quello privato. La Ragioneria dello Stato sta valutando la reale platea che beneficerà di questa misura: nel caso in cui il numero dovesse essere superiore a quello previsto, le spese potrebbero essere al di sopra delle possibilità per le casse dello Stato. Rimane comunque una misura non raggiungibile per le lavoratrici, per questo motivo l’unica loro alternativa è utilizzare Opzione Donna per anticipare l’uscita dal mercato del lavoro.
Inas Cisl e l’avvertimento sulla Quota 100: “Fare la somma non basta”
Grazie alla Legge di Stabilità sono stati confermati i paletti: 62 anni di età e 38 di contributi, ma per molti potrebbe non bastare. In una nota, la Inas Cisl di Roma chiarisce questo fatto: “È fondamentale valutare tutti gli aspetti del proprio percorso lavorativo e previdenziale per effettuare la scelta migliore. In questi giorni sono moltissimi i cittadini che si stanno rivolgendo al patronato della Cisl per capire se possono andare in pensione con il nuovo meccanismo. Siamo a disposizione di tutti coloro che vogliono saperne di più di ‘quota 100‘. Per tutte le persone che si rivolgono a noi confezioniamo uno studio personalizzato della posizione contributiva, per verificare la soluzione pensionistica più conveniente e per inoltrare la domanda di pensione” ha sottolineato Fabio Fontanin, Responsabile Inas Cisl di Roma.
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Ma che scoperta!! Servono 38 anni di contributi calcolati con le stesse regole valide anche per la legge Fornero. Se non ci sono i contributi valgono le vecchie regole: Fornero oppure opzione Donna.. Niente di nuovo, nessuna notizia rilevante credo….
E’ SOLO UNA STRUMENTALIZZAZIONE POLITICA – SEMPRE QUESTE DIFFERENZE FRA UOMO E DONNA CHE DANNEGGIANO L’IMMAGINE DI NOI DONNE -COSI COME E’ ASSURDO CHE PARLINO DI PENALIZZAZIONI SU QUOTA 100 E’ NORMALE CHE ANDANDO 5 ANNI IN MENO PERCEPISCI UN ASSEGNO PENSIONISTICO MINORE ? MA RISPETTO A COSA ? A QUELLO DELLA VECCHIAIA ? CERTO LAVORI MENO PERCEPISCI MENO – SAREBBE INGIUSTO IL CONTRARIO
HANNO SCOPERTO L’UOVO DI COLOMBO COME MAI I SINDACATI NON SONO INSORTI CONTRO LA RIFORMA MONTI-FORNERO? FORSE PERCHE’ QUALCUNO ORA STA PARLANDO DELL’ILLEGITIMA L. 564/96?