Pensioni, Quota 100: quando ci saranno le finestre di uscita?
In attesa del decreto definitivo dedicato alla Quota 100, la bozza pubblicata da pochi giorni sta scatenando non poche polemiche fra i maggiori sindacati italiani. La Cgil, che tiene sotto controllo l’avanzare della riforma delle pensioni, chiede quanto prima un incontro con il Governo: “Sarebbe un errore se il Governo procedesse, anche in questa circostanza, senza un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali – sottolinea il Segretario Nazionale della Cgil, Roberto Ghiselli – Stiamo parlando di misure, alcune anche condivisibili, che prese da sole non rappresentano una riforma organica e socialmente sostenibile del sistema previdenziale italiano“. I dubbi sono molti e non risparmiano anche quelli di natura più ‘tecnica’; molti aspiranti pensionati si chiedono quali saranno ufficialmente i tempi delle finestre di uscita. Facciamo chiarezza.
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Pensioni: le finestre di uscita di Quota 100
Uno dei dubbi che sta montando in questi giorni, soprattutto dopo la bozza del decreto della Quota 100, si riferisce alle finestre di uscita. Inizialmente si parlava di almeno 4 finestre di uscita a cadenza trimestrale per i dipendenti privati e due finestre di uscita semestrali per i dipendenti pubblici. La bozza del decreto, però, ha mischiato nuovamente le carte in tavola. Per chi ha raggiunto i requisiti per la Quota 100 – 62 anni di età e 38 di contributi – entro il 31 dicembre 2018, la prima finestra utile è fissata al 1° aprile 2019, stesso discorso per chi raggiungerà i requisiti dalla data del 1° gennaio 2019 fino alla pubblicazione del decreto. Per le altre categorie, invece, la prima finestra di uscita sarà a tre mesi dal raggiungimento dei requisiti se si è dipendenti privati e sei mesi se si è dipendenti pubblici. Per chi lavora nel settore scolastico, l’unica data utile sarà il 1° settembre di ogni anno.
Pensioni: la legge Fornero non verrà superata
La riforma delle pensioni del Governo Lega-M5S avrebbe dovuto spazzare via la legge Fornero partendo dalla Quota 100 come misura-ponte per arrivare alla Quota 41, ma non sarà così. Per chi non accederà alla pensione con questa misura, rimarrà la riforma dell’ex Ministro del Lavoro del Governo Monti; a sottolinearlo è Roberto Ghiselli della Cgil, come ha spiegato: “Resterebbe in vigore integralmente anche per i prossimi tre anni e non migliorerebbe le condizioni di gran parte dei lavoratori“. Chi verrà maggiormente penalizzato? I lavoratori gravosi, i lavoratori precoci, le donne e chi ha carriere discontinue. Per la salvaguardia degli esodati, promessa dal vicepremier pentastellato Luigi DI Maio, non si hanno ancora notizie utili.
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