La sveglia umana: quando ci si alzava a colpi di cerbottana
Spesso non ci rendiamo conto di quanto i dettagli siano realmente importanti. Quanti di noi riuscirebbero a svegliarsi in tempo per andare al lavoro oggi, senza una sveglia? Lo smartphone è diventato parte integrante della nostra vita, così come lo sono le scarpe o i vestiti. Ci mantiene in contatto con gli altri e con il mondo e per milioni di persone è anche il primo strumento che sentono non appena aprono gli occhi al mattino. Era così anche per la sveglia umana, un mestiere perduto che un tempo era tanto in voga, soprattutto nel Regno Unito, ma non solo. Quando non esistevano sveglie e cellulari, era una persona in carne e ossa a picchiettare sulla finestra per augurarvi il buongiorno e farvi scendere dal letto.
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Dove nasce la sveglia umana
Prima di tutto bisogna contestualizzare il fenomeno. Le informazioni ci dicono che la nascita risale al periodo della rivoluzione industriale inglese di metà Ottocento, per la precisione tra il 1760 e il 1890. All’epoca, nel Regno Unito e in Irlanda, le sveglie umane, chiamate Knocker-up, erano molto numerose poiché la classe operaia non aveva i soldi per permettersi un orologio con l’allarme e per raggiungere il posto di lavoro in tempo si avvaleva della cosiddetta sveglia umana. Generalmente erano anziani. Si trattava di ‘battitori’, persone che svegliavano altre persone: operai in primis, ma anche medici, avvocati e insegnanti. Oggi per noi la sveglia è, come dicevamo, un oggetto quotidiano, semplice e forse anche un po’ banale, ma fino agli anni ’50 del XX secolo era un lusso che pochi potevano concedersi. Per questo motivo, fino alla prima metà del ‘900, per la sveglia umana c’era ancora lavoro a sufficienza per portare il pane sulla tavola o, al limite, per arrotondare. Basti pensare che anche in Italia, soprattutto nel centro, era un mestiere perduto molto comune.
Come funzionava la sveglia umana
Quando il Sole non era ancora alto nel cielo, la sveglia umana usciva dalla propria abitazione, preparava il bastone e gironzolava per le vie del quartiere battendo alla finestra degli abitanti che dovevano recarsi a lavoro. Il bastone era composto da canne di Bambù nella maggior parte dei casi; all’estremità battente veniva applicato un peso e veniva allungato nel caso ‘i clienti’ si fossero trovati ai piani superiori. Inoltre, mentre le sveglie di oggi continuano a suonare finché non le spegniamo, con il rischio di non alzarci affatto, a quei tempi la sveglia umana si assicurava personalmente che il lavoratore si fosse alzato dal letto e fosse pronto per andare in fabbrica o in studio. Non mancavano, ovviamente, i pionieri e gli innovatori: Mary Smith, la donna londinese raffigurata nella foto di questo articolo, inventò una cerbottana formata da una piccola cannuccia che sparava piselli contro le finestre.
La sveglia umana nella letteratura
La sveglia umana era un mestiere così comune da avere un vero e proprio esercito di battitori di finestre. Decine e decine di persone, soprattutto anziane, si svegliavano presto per cercare di fare alzare in tempo i giovani lavoratori. Questo essere parte della vita quotidiana del lavoratore ha avuto eco anche nell’immaginario collettivo: il famoso scrittore inglese Charles Dickens, nel suo romanzo ‘Grandi speranze’, li descrive in maniera approfondita. In effetti, persino alcuni poliziotti si cimentavano nel lavoro allo scopo di poter arrotondare lo stipendio con il penny settimanale di chi richiedeva la prestazione. Insomma, la sveglia umana è un vero e proprio mestiere perduto che un tempo era quasi vitale per chi ne aveva bisogno.
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