Riforma pensioni: rischi per i prepensionati e stretta da parte del Governo
Riforma pensioni: il Governo Conte non ha ancora dato certezze su come intende superare la legge Fornero. Si continua a parlare dell’introduzione della Quota 100 a partire da gennaio 2019, ma dopo l’ultime vertice di maggioranza i dubbi non sono stati ancora del tutto chiariti e secondo le indiscrezioni c’è chi ipotizza l’entrata di una Quota 42. La Quota 41, invece, è stata accantonata in attesa di tempi migliori, forse se ne riparlerà nel 2020. Nel frattempo, però, cominciano a emergere tutti i rischi legati alla proposta di legge sulle pensioni più alte; a farci i conti potrebbero essere soprattutto i prepensionati del passato.
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Riforma pensioni: prepensionati a rischio
Come ormai sappiamo, la maggioranza di Governo ha come obiettivo quello di intervenire sulle pensioni più alte, quelle sopra i 4000 euro, allo scopo di aumentare le minime di almeno 330 euro e recuperare un buon 20/30 per cento che dovrebbero corrispondere ad almeno 500 milioni di euro all’anno. Il ricalcolo in base ai contributi versati, però, potrebbe comportare dei rischi e a spiegarlo è stato anche il Corriere della Sera: “Per molte persone non è possibile ricostruire in maniera completa l’ammontare dei contributi versati. E questo perché prima del 1996 – quando si andava in pensione con il più vantaggioso sistema retributivo, basato sullo stipendio e non sui contributi versati – la ‘storia contributiva’ non veniva sempre conservata visto che non serviva. Disegnato così, però, il taglio finirebbe per penalizzare anche chi ha lasciato il lavoro in anticipo non per scelta, ma, ad esempio, per una crisi aziendale e un successivo accordo di prepensionamento“.
Riforma pensioni, Damiano: Quota 100 peggio di Ape Sociale
Cesare Damiano, esponente PD, negli ultimi giorni è tornato a parlare dell’introduzione della Quota 100. Da sempre d’accordo sul graduale superamento della legge Fornero, si trova però incontrarso con l’idea dell’esecutivo Lega-M5S, di introdurre la Quota 100 e mettere da parte l’Ape. Secondo l’ex Ministro del Lavoro, il paletto dei 64 anni penalizzerebbe i lavoratori e, paradossalmente, risulterebbe più vantaggiosa l’Ape poiché parte dai 63 anni. Anche per Damiano, inoltre, il ricalcolo contributivo a partire dal 1996 potrebbe essere un rischio in quanto porterebbe a un taglio netto delle pensioni.
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A quando il decreto attuativo riguardo a quota ??….(13-08-2018)