Riforma pensioni: da Opzione Donna a Quota 100, con quale si va prima in pensione

Riforma pensioni: il Governo Conte ha intenzione di approvare una controriforma delle pensioni, definita così nelle ultime settimane in quanto Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due vicepremier dell’intesa Lega-M5S, si sono sempre detti intenzionati a eliminare la legge Fornero in favore di un sistema pensionistico più equo. La Quota 100 potrebbe partire già da gennaio 2019, rientrando nella Legge di Bilancio, mentre la Quota 41 dovrà attendere almeno fino al 2020, anche se si parla di una possibile Quota 42 per ammortizzare i costi e frenare l’uscita dal mercato del lavoro di più di 750mila soggetti in un tempo troppo breve. Allo stesso modo anche la proroga a Opzione Donna 2018 potrebbe essere attuata. Tra tutte queste possibilità, però, qual è quella che garantisce di uscire prima dal mercato del lavoro nel 2019? Vediamo i casi riportati anche da Money.it.

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Riforma pensioni: la Quota 100

È una delle misure maggiormente discusse negli ultimi mesi. La Quota 100 è, forse, la meno adatta per chi vuole uscire il prima possibile dal mercato del lavoro. In questo caso, infatti, l’età pensionabile può essere abbassata di soli 3 anni rispetto a oggi. Sulla carta, in teoria, Quota 100 permette di andare in pensione grazie alla somma dell’età anagrafica con gli anni di contributi versati: in questo modo, se un soggetto lavora da quando ha 20 anni, può andare in pensione anche a 60 anni se ha avuto una carriera lavorativa senza interruzioni. Per il Governo Conte, invece, l’età minima dovrebbe essere fissata a 64 anni con almeno 36 anni di contributi. Per i sindacati la cosa non funziona e hanno proposto un abbassamento a 62 anni di età, ma per ora non sono arrivate risposte.

Riforma pensioni: la Quota 41

Di questa possibilità si continua a discutere in quanto non si ha ancora una data certa sulla sua possibile modifica. L’unica plausibile sembrerebbe essere fissata al 2020. Si tratta di una pensione anticipata riservata ai lavoratori precoci, cioè i soggetti che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del raggiungimento dei 19 anni di età. Per ora bastano 41 anni di contributi, ma dal 2019 bisognerà aggiungerne altri 5 mesi per essere in regola, tutto questo a causa dell’adeguamento dell’aspettativa di vita. Il Governo Conte avrebbe invece intenzione di estendere la Quota 41 a tutti, ma con un ricalcolo dell’assegno pensionistico basato totalmente sul sistema contributivo. Chiunque potrebbe quindi smettere di lavorare con 41 anni e 5 mesi di contributi versati; se, ad esempio una persona ha iniziato a lavorare a 20 anni, potrà andare in pensione a 61 e 5 mesi, un po’ in anticipo rispetto alla Quota 100.

Riforma pensioni: Opzione Donna

Opzione Donna: per le donne è stato messo a disposizione anche questo strumento, il quale permetterebbe di lasciare il mercato del lavoro a 57 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi versati. Per le lavortrici autonome la soglia non cambia di molto: 58 anni e 7 mesi. Anche in questo caso, però, l’assegno pensionistico verrà valutto tramite il sistema contributivo. Nel 2018, però, anche se negli scorsi anni è stata sfruttata, non può essere utilizzata poiché la proroga non è ancora stata approvata. Il Governo Lega-M5S vorrebbe prorogarla e renderla strutturale, in modo tale da essere sempre adoperata anche negli anni a venire.

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Un pensiero su “Riforma pensioni: da Opzione Donna a Quota 100, con quale si va prima in pensione

  • 17 Luglio 2018 in 5:34 am
    Permalink

    Chi come me ha già 41 anni maturati senza interruzione precoce gravoso che risposte deve attendere per la pensione?Sono giovane quindi quota 100…no signori!41 anni devo avere 61 anni!Sono giovane…no signori!Ma mi potete spiegare?Forse era meglio se non contribuivo così presto a lavorare per l’Italia!O forse dovevo prendermela con comodo e interrompere con qualche anno sabbatico…Ditemi voi signori!Campa cavallo che l’erba ingiallisce!!?

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