Pensioni 2018: taglio da 300 euro dal 2019 per effetto legge Fornero
Pensioni 2018: il nuovo esecutivo Lega-M5S ha come obiettivo principale il superamento della legge Fornero. Per farlo, è molto probabile che introdurrà la famosa Quota 100, ma bisognerà attendere ancora prima di poter vedere attuate le prime manovre. Nel frattempo, però, continueranno i tutti i meccanismi, anche quelli meno conosciuti, che la riforma del Governo Monti del 2011 comporterà. Un esempio è proprio il taglio sugli assegni pensionistici per chi uscirà dal mercato del lavoro nel 2019. Vediamo nel dettaglio come funziona.
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Pensioni 2018: adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione
Questo è il nome della manovra alla base della legge Fornero: la riforma del Governo Monti prevede delle variazioni a scadenze fisse dei parametri di base della formula che serve per calcolare la pensione secondo i contributi versati. Tutto ciò per rendere il sistema sostenibile. Il problema è che a rimetterci saranno i pensionati; la vita media si allunga e percepiranno più assegni. Il decreto legge è stato approvato lo scorso 15 maggio e il nuovo adeguamento prevede il taglio dell’1,2 per cento sugli assegni pensionistici per chi uscirà dal mercato del lavoro nel 2019, in media 300 euro in meno. Questo tipo di adeguamento è valido solo per le pensioni a sistema contributivo. Come riferisce IlGiornale.it: “Un 70 che andrà in pensione il prossimo anno perderà quasi il 2%. Dai 2.943 euro del 2018 ai 2.887 del 2019. Un pensionato che nel 2012 avrebbe avuto diritto a 4.000 euro di pensione, dal 2019 percepirà 3.733 euro“.
Pensioni 2018: la proposta della Uil
Questo tipo di adeguamento, in realtà, esiste dalla riforma Dini ed è in vigore dal lontano 1996. Dal 2011, con l’arrivo della riforma Fornero, gli adeguamenti hanno avuto cadenza triennale: l’ultimo nel 2016 e quello ancora prima nel 2013. Chi andrà in pensione nel 2019, quindi, riceverà l’1,5 per cento in meno sull’assegno pensionistico rispetto a una persona in pensione dall’anno precedente. Era stato anche promesso un tavolo con i sindacati, ma ad oggi non è avvenuto ancora alcun incontro. La Uil, però, ha provato a proporre un’alternativa: per Domenico Proietti bisognerebbe applicare i coefficienti non agli anni di pensionamento, bensì alle corti di nascita, ma è ancora tutto da vedere.
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