Pensioni 2018: addio riforma Fornero, arriva la Quota 100, ma non per tutti
Pensioni 2018: è ormai ufficiale, il nuovo Governo Lega-M5S sta lavorando all’abolizione della legge Fornero tramite l’introduzione della Quota 100 e, in seconda battuta, della Quota 41. Il superamento è da intendersi graduale e gli interventi da mettere in campo saranno mirati ad appianare le disuguaglianze senza intaccare tutto il sistema pensionistico. Le pensioni di vecchiaia 66 anni e 7 mesi e la pensione anticipata con la quale uscire dal mercato del lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi, non verranno modificate. Rimango però le perplessità ed è possibile che vi siano delle penalizzazioni per la Quota 100 e che non tutti potranno accedervi. Vediamo i dettagli.
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Pensioni 2018: Quota 100 con penalizzazioni?
Secondo il contratto di Governo firmato Lega-M5S, la Quota 100 consiste nella possibilità di uscire dal mercato del lavoro con almeno 35 anni di contributi e, dunque, con una somma di età anagrafica e anni di contribuzione pari o superiore a 100. Potrebbero però esserci alcuni problemi e penalizzazioni per chi intende andare in pensione seguendo questa strada: gli ostacoli potrebbero essere rappresentati dal calcolo del trattamento pensionistico, come il calcolo delle retribuzioni. Inoltre, nel contratto di Governo è indicata una spesa massima, ma non sono ancora stati delineati tutti i risvolti relativi all’accoglimento delle richieste, mancano requisiti e tempistiche per la presentazione della richiesta.
Pensioni 2018: cosa cambia con l’abolizione della legge Fornero?
L’abolizione della legge Fornero comporterebbe alcuni cambiamenti, in particolare due: verranno ripristinate le vecchie quote, le quali mostreranno comunque le differenze nei requisiti per l’uscita dal mercato del lavoro dei lavoratori autonomi o dipendenti, e cambierebbe l’età per la pensione di vecchiaia. Si parla, poi, della Quota 41, oltre che della nona salvaguardia e della proroga a Opzione Donna: la Quota 41, in particolare, offre al lavoratore la possibile di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, anche se verrà adeguata all’aspettativa di vita. Sarebbe quindi possibile andare in pensione con un numero fisso di anni di contributi, anche se ci sono alcune regole da tenere a mente per poterlo fare: aver maturato 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età, essere iscritti alla previdenza obbligatoria prima del 1986, essere invalidi al 74 per cento, avere svolto lavori usuranti o gravosi, essere disoccupati da almeno 3 mesi senza percepire alcun assegno di disoccupazione oppure com caregiver assistere un famigliare o un convivente entro il 2° grado e con un invalidità grave da almeno 6 mesi.
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