Pensioni 2018: Di Maio e Salvini porteranno contratto in Parlamento

Pensioni 2018: dopo la decisione di Sergio Mattarella sulla possibilità di avere Carlo Cottarelli come Presidente del Consiglio, i due leader politici di Lega e M5S, Salvini e Di Maio, hanno dichiarato di non volersi arrendere sul contratto di Governo e che verrà portato in Parlamento. Sarà molto difficile, comunque, per il Governo Tecnico indicato da Mattarella, poter avere la fiducia di Camera e Senato dopo aver bocciato la lista dei ministri proposti dal Governo Lega-M5S.

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Pensioni 2018, Di Maio-Salvini: “Realizzeremo contratto in Parlamento”

Dopo il rifiuto della lista dei ministri da parte del Capo dello Stato Sergio Mattarello, il duo Lega-M5S non si arrende e continua a spingere per portare il contratto di Governo in Parlamento al fine di trasformarlo in proposta di legge: “Via alle commissioni. Finché non si va al voto c’è un’unica maggioranza“. Ma cosa prevede il contratto di Governo in merito alla situazione previdenziale? I punti essenziali sono fondamentalmente due:

  • Proroga all’Opzione Donna: permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di uscire subito dal mercato del lavoro grazie al regime contributivo.
  • Quota 100: permette di andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica più quella degli anni di contributi versati è pari a 100

Pensioni 2018, Ignazio Visco di Bankitalia: “Rischiosi passi indietro sulle pensioni”

Anche il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha deciso di prendere posizione in merito alla situazione previdenziale italiana e alle manovre che intendono fare Lega e M5S. Come ha riportato l’Ansa: “Le riforme sulla previdenza fatte in passato rendono gestibile la dinamica della spesa pensionistica e sarebbe rischioso fare passi indietro – ha affermato il Governatore di Bankitalia, aggiungendo – le riforme hanno risposto alla necessità di tenere conto dell’allungamento della vita media nel definire il rapporto tra i contributi versati e l’entità e la durata della prestazione“. Secondo Vischio, le riforme introdotte negli ultimi anni hanno avuto effetti positivi sia sul lavoro che sul tasso di occupazione, anche se la disoccupazione è rimasta uguale nel mezzogiorno e tra i giovani.

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