Pensioni 2018, Commissione UE: legge Fornero non basta, serve nuova riforma

Pensioni 2018: oggi arriva il nuovo rapporto della Commissione UE che lancia l’allarme sul sistema pensionistico italiano. Ormai da mesi, soprattutto a cavallo delle ultime elezioni politiche, il tema delle pensioni ha originato forti dibattiti tra le varie forze politiche e non solo. Lega e M5S puntano sull’abolizione o il superamento graduale della riforma Fornero, mentre molti altri ammoniscono avvertendo dei possibili rischi, primo fra tutti l’eccessiva spesa per le casse dello Stato.

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Pensioni 2018: Commissione UE lancia l’allarme

Ancora una volta la Commissione Europea lancia l’allarme all’Italia per quanto riguarda la situazione pensionistica. Oggi arriva il rapport UE sulle pensioni e l’esecutivo di Bruxelles, come riporta anche il quotidiano Il Giornale, non mancherà di riservare all’Italia una nuova contestazione. Secondo la Commissione UE, infatti, la Legge Fornero non è sufficiente a mantenere in equilibrio il sistema pensionistico italiano e sarà necessaria una nuova riforma che, con ogni probabilità, renderà il nostro sistema previdenziale uno di quelli più austeri e rigidi in Europa. Nel rapporto, riferisce sempre il quotidiano, dovrebbe essere presente un nuovo sistema di calcolo della spesa pensionistica per il 2040 che passerà al 18,5 per cento rispetto al 16,3 per cento previsto.

Pensioni 2018: per i 40enni di oggi sarà più dura arrivare alla pensione

Con queste prerogative, quindi, per i lavoratori che oggi hanno quarant’anni, sarà più difficile raggiungere la tanto agoniata pensione e come se non bastasse potrebbe essere in progetto una nuova stretta, in aggiunta alla già odiata legge Fornero. Anche il FMI si è espressa in questo senso, mentre il Governo Gentiloni, recentemente, ha difeso tutte le riforme portate avanti fino a questo momento. Come si evince dal documento di economia e finanza approvado lo scorso giovedì: “Il rapporto debito/Pil aumenterebbe lungo tutto l’orizzonte di previsione attestandosi su livelli permanentemente più alti rispetto a quelli dello scenario di riferimento, che invece incorpora gli effetti di tutte le riforme successivamente implementate“.

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