Pensioni 2018: possibile accordo PD-M5S, cosa cambierebbe per le pensioni?

Pensioni 2018: ormai è quasi un mese e mezzo che gli elettori attendono un Governo stabile, capace di mettere le toppe laddove ce ne sia bisogno, soprattutto nel settore del lavoro e in quello del sistema pensionistico italiano. Da Lega e M5S, il cavallo di battaglia è sempre stato uno: abolire la Legge Fornero, ma fino a questo momento, anziché andare avanti, sono stati fatti diversi passi indietro, come si evince dal contratto di Governo presentato dai cinque stelle in dieci punti al PD. Potrebbe esserci però una svolta e, nel caso, ci si chiede: in caso di Governo PD-M5S, cosa cambierebbe per le pensioni? Vediamo i punti essenziali.

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Pensioni 2018: la lettera di Luigi Di Maio al Corriere della Sera

Il leader del M5S, Luigi Di Maio, ha inviato una lettera alla redazione del Corriere della Sera; si tratta di una sorta di appello rivolto al Partito Democratico, nel quale vengono evidenziati i punti in comune tra i due programmi e viene sottolineata anche la situazione pensionistica. Luigi Di Maio scrive: “Parliamo anche di pensione di cittadinanza per gli anziani, non lasciamoli indietro. Sul lavoro si può partire dal salario minimo“. Come sappiamo, nella teoria, il programma del M5S contempla l’abolizione della Legge Fornero, un punto in comune con la Lega e non con il PD che invece guarda a un reddito mensile garantito fino a 800 euro più nuove opzioni per chi ha raggiunto i 63 anni di età. Il M5S, invece, spinge per una pensione minima per tutti a partire da 780 euro e l’introduzione della Quota 100.

Pensioni 2018: possibile accordo PD-M5S, cosa cambierebbe?

In questo scenario altamente incerto, un accordo fra il M5S e il PD potrebbe comportare alcuni cambi di rotta, soprattutto in merito alla Legge Fornero che, con ogni probabilità, non verrebbe abolita e forse nemmeno modificata pesantemente come invece il M5S auspica. L’introduzione della Quota 100, invece, potrebbe diventare realtà, così come l’introduzione di nuovi strumenti per favorire gli anticipi pensionistici. In ogni caso, è molto difficile prevedere cosa potrebbe accadere nel concreto e ciò è dovuto alla natura oppositiva dei due partiti, da sempre antagonisti.

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