Pensioni 2018, Damiano: “Mille euro di pensione è una promessa irrealizzabile, porta a lavoro nero”
Pensioni 2018: Cesare Damiano, durante l’intervista per Il Mattino di Padova, ha ribadito i motivi che hanno portato il PD a perdere in modo così clamoroso le elezioni del 4 marzo scorso: “La sinistra, purtroppo, viene percepita più come frequentatrice dei salotti che non delle fabbriche“. Una sinistra ideologicamente imborghesita, che non fa più gli interessati dei lavoratori. Rimane chiara, però, la critica ai due partiti vincenti, il Movimento 5 Stelle e la Lega, soprattutto in merito al tema pensioni.
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Pensioni 2018, Damiano: “Mille euro di pensioni? Promessa irrealizzabile”
Per Cesare Damiano è chiaro dunque che molte delle promesse fatte durante la campagna elettorale, rimarranno solo promesse. Una fra tutte quella relativa all’innalzamento delle pensioni a 1000 euro al mese, indipendentemente dai contributi versati: “È chiaro che mille euro di pensione, a prescindere dai contributi versati o addirittura con zero contributi, rappresentano una promessa non realizzabile che può indurre al lavoro nero. Infatti se la pensione me la danno a prescindere dai contributi perché mai devo cercare un posto di lavoro regolare?“.
Pensioni 2018, Boeri: “L’abolizione della Legge Fornero aumenterebbe il debito”
Tito Boeri, Presidente Inps, durante l’intervista per il Sole 24 Ore è tornato a parlare della possibilità di abolire la Legge Fornero, uno dei punti cruciali del programma di M5S e, soprattutto Lega, con Matteo Salvini che proprio in questi giorni ha risposto alle pressioni della Commissione Europea sui rischi legati a questa scelta. Per Boeri il costo si aggirerebbe sugli 85 miliardi di euro, almeno il 5 per cento del Pil e il superamento graduale mediante l’introduzione della Quota 100 e della Quota 41, fortemente voluto dal M5S, non sarebbe sufficiente, anzi: “Secondo i nostri calcoli con quei requisiti e senza le finestre mobili introdotte tra il 2009 e il 2010, l’impatto sul debito implicito salirebbe a 105 miliardi, oltre sei punti di Pil, con una maggiore spesa aggiuntiva al netto dei contributi fino a 20 miliardi l’anno“.
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