Discriminazioni sul lavoro: gli italiani primi in Europa

Le discriminazioni sul lavoro sono un primato tutto italiano in Europa? A quanto pare sì. Rispetto a tutti gli altri paesi europei, infatti, il paese nostrano si ritrova in testa alla classifica. Secondo i dati diffusi dall’ADP, relativi alla ricerca WorkForce Europe 2018, condotta su più di 10 mila persone, di cui 1300 di nazionalità italiana, non ha lasciato dubbi: quasi la metà dei nostri connazionali ha subito discriminazioni sul luogo di lavoro, nello specifico lo rilevano il 37,8 per cento degli uomini e il 47,4 per cento delle donne.

Discriminazioni sul lavoro: quali sono i principali motivi

Ci sono dei motivi principali o che spiccano rispetto ad altri, quando si parla di discriminazioni sul luogo di lavoro nel nostro paese. Il primo fra tutti riguarda l’età; il 19,3 per cento dei lavoratori sopra i 55 anni la cita come motivazione principale, mentre il 22 per cento dei soggetti tra i 45 e i 54 anni, vede la propria età come un ostacolo alla carriera. Come sappiamo, ormai, si comincia a lavorare sempre più tardi, in parte per il via degli studi universitari e in parte perché si fatica a trovare un’occupazione stabile. Tra le altre motivazioni, oltre a quella di genere, vi sono il background per il 9,7 per cento, l’istruzione per il 6,8 per cento, la nazionalità per il 3,4 per cento, la religione per il 4,4 per cento, l’aspetto fisico e la sessualità.

Discriminazioni sul lavoro: le donne sono più penalizzate?

Il genere diventa un problema sul luogo di lavoro. Era di poche settimane fa la notizia del boom di neomamme che nell’ultimo anno hanno lasciato il posto di lavoro perché non riuscivano a conciliare il primo con la cura dei bambini. Le motivazioni non riguardavano esclusivamente la sfera lavorativa in sé, ma anche in quel caso una buona percentuale ha lasciato intendere che dietro ci fosse anche la discriminazione di genere. Per il 14,2 per cento delle donne intervistate è così, e lo è anche per l’9,8 per cento degli uomini; per le donne, poi, alcuni settori come quello finanziario innalzano il dato a quota 19 per cento.

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