Pensioni 2018, Brunetta: “La Legge Fornero ha prodotto guasti inenarrabili, la cancelliamo”

Pensioni 2018: in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, uno dei temi più caldi è forse quello relativo all’abolizione della Legge Fornero. Tutti i più grandi partiti italiani ne hanno parlato e se da una parte ci sono Salvini e M5S concordi nella possibilità di smantellarla, dall’altra il PD e altri partiti come +Europa di Emma Bonino sottolineano la pericolosità di un passo così importante. Non ultimo anche Renato Brunetta, Capogruppo di Forza Italia alla Camera ha sottolineato le posizioni del partito di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi.

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Pensioni 2018, Brunetta: “Cancelliamo la Legge Fornero, ha prodotto guasti inenarrabili”

La posizione di Renato Brunetta sembra quindi non lasciare alcun dubbio sulla riforma del 2011 voluta dal Governo Monti e che prende il nome dall’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero. Come ha specificato L’ex Ministro Brunetta durante una manifestazione elettorale a Padova: “La legge Fornero la cancelliamo, è una cattiva legge che ha prodotto guasti inenarrabili. Le leggi soprattutto quelle che riguardano i pensionati devono essere sì sostenibili dal punto di vista finanziario, ma devono essere sostenibili anche dal punto di vista sociale, la Fornero non lo è“.

Pensioni 2018: il programma di Fratelli D’Italia sulle pensioni

Nel frattempo, Walter Rizzetto, deputato alla Camera, ha pubblicato su Facebook il programma elettorale di Fratelli D’Italia, dal quale si evince, in primo luogo, la volontà di smantellare la Riforma Fornero, l’Opzione Donna, la Quota 41 per i lavoratori precoci, la salvaguardia per gli esodati, l’analisi sull’utilità delle casse professionali, la possibilità di gestire i propri versamenti contributivi e la flessibilità in uscita. Il programma sembra essere compatibile con quello degli altri alleati del centrodestra, da Berlusconi a Matteo Salvini.

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Un pensiero su “Pensioni 2018, Brunetta: “La Legge Fornero ha prodotto guasti inenarrabili, la cancelliamo”

  • 3 Marzo 2018 in 8:47 pm
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    Brunetta fa il furbo come Salvini, per nascondere la ben più severa riforma SACCONI. Sono entrambi senza vergogna. Giudicate anche voi.

    Il quadro complessivo dell’età di pensionamento in base alle norme e ai loro autori è il seguente (nel 2019):
    QUOTE (somma di età anagrafica e anzianità contributiva): abolite dalla riforma Fornero (senza di essa, in ogni caso, la “quota” nel 2019, per effetto dell’adeguamento automatico SACCONI, sarebbe di 99, cioè un solo anno in meno di quanto chiede M5S).
    PENSIONE ANTICIPATA (ex anzianità)
    – L’età di pensionamento degli uomini salirà (da 40 anni nel 2010) a 43 anni e 3 mesi e di questi 3 anni e 3 mesi in più quasi 2 anni sono di SACCONI, 4 mesi in media di Damiano (L. 247/2007) e solo 1 anno di Fornero.
    – L’età di pensionamento delle donne salirà (da 40 anni) a 42 anni e 3 mesi, e di questi 2 anni e 3 mesi in più, quasi 2 anni sono di SACCONI e 4 mesi in media di Damiano; quindi la Fornero non c’entra.
    PENSIONE DI VECCHIAIA
    – L’età di pensionamento degli uomini salirà (da 65 nel 2010) a 67 anni e questi 2 anni in più sono di SACCONI, tranne 4 mesi in media di Damiano; quindi la Fornero non c’entra.
    – L’età di pensionamento delle donne del settore pubblico salirà (da 60 di botto, senza gradualità, a 65 deciso nel 2010 da SACCONI a seguito della sentenza del 2008 della CGUE, ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65 anni) + “finestra” (differimento dell’erogazione) di 12 mesi a 67 anni e questi 7 anni in più sono tutti dovuti a SACCONI, tranne 4 mesi in media a Damiano; quindi la Fornero non c’entra.
    – L’allineamento dell’età di pensionamento delle donne del settore privato (da 60) a tutti gli altri (già regolati da SACCONI) a 65 anni più “finestra”, previsto da SACCONI gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l’adeguamento automatico), è stato accelerato da Fornero gradualmente entro il 2018, ma in ogni caso 2 anni (da 65 a 67) sono di SACCONI, tranne 4 mesi in media di Damiano.
    Va aggiunto (i) che la riforma Fornero ha ridotto da 18 (previsto dalla riforma SACCONI) a 12 mesi la “finestra” dei lavoratori autonomi; (ii) che la riforma Fornero ha aumentato l’età base di vecchiaia e di anzianità di 1 anno (rispettivamente da 65 a 66 e da 40 a 41), ma solo formalmente, poiché ha abolito contestualmente la “finestra” di 12 mesi, di Damiano (4 mesi in media) e SACCONI (8 mesi), ma senza evidenziarne il legame, così si è intestata entrambe le misure; (iii) che, dal 2022, in forza della legge Fornero (L. 214/2011, art. 24, comma 13), l’adeguamento automatico diverrà biennale (“13 Gli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita successivi a quello [triennale, ndr] effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale”), ma, appunto, è solo un’accelerazione del meccanismo deciso da SACCONI; e (iv) che la riforma Fornero ha soltanto esteso, pro rata dall’1.1.2012, il metodo contributivo – introdotto dalla riforma Dini nel 1995 – a coloro che ne erano esclusi, cioè coloro che, al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi, quindi tutti relativamente anziani.
    Come si vede facilmente, la riforma SACCONI è molto più severa e incisiva della riforma Fornero, oggetti, del tutto ingiustificatamente, di damnatio memoriae la prima e di demonizzazione la seconda, alla quale, dai millanta ignoranti o in malafede, tra i quali spicca l’On. Matteo Salvini, vengono attribuite tutte le misure della riforma SACCONI.

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