Pensioni, CGIL: “I conti non tornano” partita la mobilitazione nazionale, 5 manifestazioni
Oggi la CGIL è scesa in piazza in almeno cinque città, Cagliari, Bari, Palermo, Torino e Roma al grido di ‘I conti non tornano!’. Si tratta del primo giorno di una mobilitazione nazionale che, come afferma la stessa Susanna Camusso, segretario del sindacato, continuerà anche nei prossimi giorni. L’esito del confronto tra il Governo Gentiloni e i sindacati, infatti, non avrebbe dato i suoi frutti e sarebbe stato insufficiente. Nella capitale, alla testa del corteo la Camusso raggiungerà Piazza del Popolo dopo la partenza da Piazza della Repubblica per il suo intervento di chiusura.
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Le motivazioni della mobilitazione nazionale
Da parte della CGIL sono molte rivendicazioni al centro della mobilitazione nazionale di oggi: “Bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani, riconoscere il lavoro di cura e cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, estendere gli ammortizzatori sociali, garantire a tutti il diritto alla salute, rinnovare i contratti pubblici” tra gli obiettivi più importanti. Rispetto agli altri due maggiori sindacati italiani, CISL e UIL, infatti, la CGIL fin da subito si è detta in disaccordo, soprattutto per quanto concerne l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni previsto per il 2019.
CGIL in piazza con la sinistra: le parole di Susanna Camusso
La segretaria della CGIL lo ha ribadito: “Oggi è la prima mobilitazione, non ci fermiamo. Continueremo nei prossimi giorni, anche in parlamento presidieremo la discussione sulla legge di bilancio. Continueremo ad organizzare assemblee e scioperi nei luoghi di lavoro per sostenere le nostre vertenze. Continuiamo a lavorare per programmare la prossima mobilitazione generale, che, ve lo posso assicurare, non è lontana nel tempo“. Tra le richieste vi è il blocco dell’innalzamento dell’età pensionabile, una pensione dignitosa per i giovani e più interesse nei confronti del lavoro di cura. Per CISL e UIL, al contrario, i risultati ottenuti dal confronto con il Governo sono un buon punto di partenza.
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