Madre separata licenziata da Ikea: per l’azienda lavorava meno di 7 giorni al mese
Secondo Marica Ricutti, la madre di due bimbi licenziata da Ikea dopo diciassette anni di lavoro, la decisione del colosso svedese è arrivata a seguito di soli due giorni di orari non rispettati. L’azienda però non ci sta e respinge le accuse: sarebbero stati almeno otto mesi di disagi e disservizi da parte della dipendente. Al fianco della donna si sono schierati i colleghi e la Filcams CGIL, che ha ricostruito i fatti.
Come afferma il sindacato, i problemi sono cominciati alcuni mesi fa; l’azienda propone a Marica il trasferimento dal Bistrot al reparto ristorante. La proposta viene accettata dalla dipendente, ma chiede di poter mantenere gli stessi orari, ovvero dalle nove del mattino fino al termine del suo turno, per rimanere più vicina ai suoi bambini. L’azienda Ikea accetta la controproposta – spiega Beretta – ma dopo poche settimane arriva inaspettatamente una modifica dei turni di lavoro, con l’ingresso alle ore sette.
Non potendo seguire questi orari, Marica per due volte ha deciso di cominciare il turno alle ore nove del mattino, come nel vecchio ruolo, ma l’azienda a quel punto le avrebbe mandato la famosa lettera di licenziamento. Per il colosso svedese, però, la situazione sarebbe molto diversa e come si evince dalla nota rilasciata in questi giorni: “L’azienda si è sempre dimostrata disponibile a concordare le migliori soluzioni, per contemperare le necessità della lavoratrice con le esigenze connesse al suo lavoro, ma negli ultimi otto mesi la signora Ricutti ha lavorato meno di sette giorni al mese e, per circa la metà dei giorni lavorati, ha usufruito di cambi di turno e spostamenti di orario, concordati con i colleghi e con la direzione del negozio“.
La nota continua: “Nell’ultimo periodo, in più occasioni, la lavoratrice, per sua stessa ammissione, si è autodeterminata l’orario di lavoro senza alcun preavviso né comunicazione di sorta, mettendo in gravi difficoltà i servizi dell’area che coordinava e il lavoro dei colleghi, creando disagi ai clienti e disservizi evidenti e non tollerabili. Di fronte alla contestazione di tali episodi e alla richiesta di spiegazioni da parte dei suoi responsabili su questo comportamento, la signora Ricutti si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione“.
“Sulla base dei propri valori – conclude Ikea – del rispetto dovuto alla totalità dei propri collaboratori e della cura dei propri clienti, Ikea, pur avendo fatto il possibile per andare incontro alle richieste della lavoratrice, ha ritenuto non accettabili comportamenti di questo tipo che hanno compromesso la relazione di fiducia. Alla luce di questa insostenibile situazione l’azienda è giunta alla decisione di interrompere il rapporto di lavoro“. Sostenuta dal sindacato, Marica ha già chiesto il reintegro e potrebbe ricorrere anche alle vie legali.
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